domenica 27 novembre 2011

Antarès N. 00/Giugno 2011

Antarès - Prospettive antimoderne, N.00/2011 
(Edizioni Bietti, Milano, giugno 2011)

(Il numero, in formato pdf, è scaricabile al seguente indirizzo:


H. P. Lovecraft: Filosofia, creature, misteri e sogni 
del demiurgo di Providence





INDICE


Breve cronologia di una rivista di Andrea Scarabelli
Il manifesto di Antarès di Andrea Scarabelli
Lettera agli amici di Antarès di Gianfranco de Turris
Editoriale: perché Lovecraft? a cura della Redazione


Saggi:

Razionalismo e antiumanesimo nell’epistolario lovecraftiano di Andrea Scarabelli
Il sogno eterno della vita di Andrea Marini
Il sublime nell’opera del Solitario di Providence di Igor Comunale
L’architetto del sogno di Daniele Palmieri
Road to Madness di Marco Molino


Narrativa e poesia:

Furia e follia di Natale Pezzimenti


Recensioni:

Marco Rossi: Esoterismo e  razzismo spirituale di Michele Olzi
Antonio Gnoli, Franco Volpi: I filosofi e la vita di Andrea Scarabelli
Gustav Meyrink: L’Angelo della finestra d’Occidente di Rita Catania Marrone
H. P. Lovecraft: Teoria dell’Orrore di Igor Comunale

venerdì 25 novembre 2011

Tradizione e storia delle idee (evento del 17 ottobre)

Dipartimento di Filosofia
Associazione Scuola Romana di Filosofia Politica

Università degli Studi di Milano
Antarès – Percorsi antimoderni
Edizioni Bietti
TRADIZIONE E STORIA DELLE IDEE.
Giornata di studio in ricordo di Gian Franco Lami
Lunedì 17 ottobre 2011
Aula Crociera Alta
Dipartimento di Filosofia
via Festa del Perdono 7
Milano
Programma:
h. 09.00: Indirizzi inaugurali
presiede: Davide Bigalli (Università di Milano)
h. 09.30: Apertura dei lavori: Claudio Bonvecchio (Università dell’Insubria): La Tradizione e
il pensiero filosofico
h. 10.00: Giulio Maria Chiodi (Università dell’Insubria): Filosofia politica ed epocalità
h. 10.30: Michele Olzi (Università di Milano): Alchimia: chemia o soror mystica?
h. 11.00: Giovanni Sessa (Università di Roma “La Sapienza”): Walter Heinrich: metodo
tradizionale e romanticismo
h. 11.30: Vincenzo Minafra (Università di Bari): Esordi novalisiani in Francia: Madame de
Staël e Charles-René Forbes de Montalembert
h. 12.00: Giampiero Moretti (Università di Napoli “L’Orientale”): Tradizione, emozione,
invenzioni: riflessioni libere sul tema
h. 12.30: Discussione
h. 13.00 – 14.30: Pausa pranzo
Ripresa dei lavori.
Presiede Claudio Bonvecchio (Università dell’Insubria).
h. 14.30: Franco Cardini (Istituto Italiano di Scienze Umane, Firenze): Sopravvivenze
arturiane nella cultura dell’età vittoriana
h. 15.00: Andrea Scarabelli (Università di Milano): Tradizione romana e spiritualità cristiana
nell’opera di Guido de Giorgio
h. 15.30: Brunello Natale De Cusatis (Università di Perugia): Modernità e tradizione in
Fernando Pessoa
h.16.00: Gianfranco de Turris (saggista): Julius Evola. Attualità di un inattuale
h. 16.30: Roberto Valle (Università di Roma “La Sapienza”): Il Sonderweg della Russia e il
tramonto dell’Occidente
h. 17.00: Riccardo Scarpa (Università di Roma “La Sapienza”): Arturo Reghini e la tradizione pitagorica.
Discussione
h. 18.30: Tavola rotonda in ricordo di Gian Franco Lami: Discutendo del suo ultimo libro, Il qui e l’ora.
Coordina: Giulio Maria Chiodi (Università dell’Insubria)
Partecipano:
Davide Bigalli (Università di Milano, Presidente della Associazione “Scuola Romana di
Filosofia Politica”)
Giuseppe Casale (Università di Roma “La Sapienza”, Fondatore dell’ Associazione “Scuola
Romana di Filosofia Politica.)
Gianfranco de Turris (saggista)
Giovanni Sessa (Università di Roma “La Sapienza”, Segretario della Associazione “Scuola
Romana di Filosofia Politica”)
La giornata di studio, che nasce come iniziativa in ricordo di Gian Franco Lami, studioso del pensiero politico recentemente scomparso, intende esaminare l’interazione tra due momenti forti della costituzione e della trasmissione del sapere: quello legato al tempo “immobile” – il costituirsi, il permanere e il ripresentarsi della Tradizione; e l’altro momento, dal ritmo accelerato, quello della produzione e dello scambio delle idee, intese come le unità di sapere che vengono a costituire i sistemi di pensiero, in un vivace intreccio di discipline. Lungo una discussione dove le inquietudini, le crisi, della modernità si confrontano con le risposte del sapere tradizionale.
Segreteria organizzativa: Andrea Scarabelli
349/2731027 andrea.scarabelli@edizionibietti.com


Manifesto e brochure sono disponibili al seguente indirizzo:

Diorama su Ezra Pound






Università degli Studi di Milano - Cattedra di Storia della Filosofia I
Scuola Romana di Filosofia Politica
Antarès - Prospettive antimoderne
Edizioni Bietti
Edizioni Ares


Giovedì 1 dicembre h. 16.30
Via S. Antonio, 5 Aula 1

Diorama su Ezra Pound 
Il mondo dell'uomo e il mondo del mito

Ne parlano:
Cesare Cavalleri, Luca Gallesi
Giorgio Galli, Giulio Giorello

Coordina:
Andrea Scarabelli

Organizzazione: Andrea Scarabelli
andrea.scarabelli@edizionibietti.com 349/2731027

Nell'occasione, verrà presentata la collana "poundiana" edita per i tipi di Ares.

E' possibile scaricare l'invito, in formato pdf, al seguente indirizzo: http://www.ares.mi.it/uploads/anteprima/pound_statale.pdf

venerdì 18 novembre 2011

http://www.baglioridautore.com/Programma/hp_programma.htm

Martedì 22 Novembre ore 17.00
Sala dei Notari - Palazzo dei Priori - Perugia

La Tavola Rotonda
Spiritualità ed esoterismi nell' Europa di inizio '900
Con
Rita Catania, Francesco Forlin, Marco Pucciarini, Andrea Scarabelli
Coordina
Emanuela Costantini

giovedì 10 novembre 2011

Il mito e i paesaggi lunari


Il mito e i paesaggi lunari
Per una Nuova Oggettività

(in AA. VV., Per una Nuova Oggettività. Popolo, partecipazione, destino, Heliopolis, Pesaro, 2011)

     Se il tempo che abitiamo presenta fattezze non interpretabili con l'ausilio degli strumenti socio-politici e filosofici tradizionali, esso può parimenti trasformarsi in un'occasione affinché forze, rimaste sopite sino ad ora, possano finalmente riemergere dal fondo metastorico dell'uomo e del suo mondo. Il movimento accelerato che caratterizza il nostro tempo, stravolgendo le categorie ermeneutiche dell'uomo, conduce quest'ultimo ad ambiti superiori alle forme storiche. La lotta tra dei e titani si manifesta nuovamente alla fine di ogni ciclo, come ben sostenne Ernst Jünger, meditando in mezzo ai paesaggi lunari della prima Guerra Mondiale. Contestualmente a questa situazione di passaggio, riteniamo solo una Nuova Oggettività possa fornire alla cultura occidentale una lucida coscienza del gravoso compito che la attende, a ridosso delle faglie metastoriche che minacciano gli imperi tecnocratici contemporanei, il cui suicidio planetario si palesa sempre più chiaramente.
     Crollati i feticci con cui la tecnica mascherò se stessa nei secoli XVII e XVIII, quest'ultima si rivela nella sua nudità: alle soglie del nuovo millennio, termini come democrazia, progresso, égalitarismo hanno perso la loro forza propulsiva. Mentre i dogmi di ieri cessano di avere realtà effettuale, i nuovi valori paiono indugiare sulla soglia dell'umanità. Forse per la prima volta nella Storia mondiale, l'Occidente non dispone di una Weltanschauung adeguata al suo stato fattuale. Esso pare antiquato rispetto al mutamento che si trova a subire. Ducunt volentem fata, nolentem trahunt.
     Secondo la lezione, ampiamente inascoltata, di certa eretica filosofia della storia, solo ora risulta palese la componente essenzialmente fideistica di quegli assiomi indiscutibili che ressero, fino alle numerose prove del fuoco del XX secolo, la Weltanschauung degli occidentali. Disadorno di ideologie e spiritualità, il corso della storia esibisce la propria anima d'acciaio. Ebbene, questa natura ancora richiede un riconoscimento, il quale s'attarda. A partire da siffatto dislivello hanno origine tutte quelle crisi che attanagliano le masse alla soglia del nuovo millennio, l'assunzione delle quali, in vista di un superamento, è il compito essenziale delle prossime filosofie della storia. Se le componenti borghesi hanno dichiarato definitivamente la loro bancarotta, i nuovi valori, in grado di dominare il movimento, ancora non si mostrano. Viviamo in un interregno.
     In una siffatta situazione, pertanto, inutile e fuorviante si rivela qualsiasi passatismo, che intenda restaurare paradisi perduti e incontaminati per colmare vertiginosi vuoti di significazione. Per essere all'altezza della modernità, occorre correggere questa ultima con i suoi stessi strumenti. Dotare i tempi moderni di nuove mistiche, secondo la lezione di un Filippo Burzio. Questa la scommessa della Nuova Oggettività: reintegrare storia e metastoria, sfruttando il riapparire di questa ultima alla fine del ciclo che coinvolge il nostro essere al mondo. Indubbiamente, l'estensione planetaria della nostra percezione attuale non può che favorire questo movimento: conquistata la totalità del nostro Umwelt, secondo il celebre motto heideggeriano, nessun dio può soccorrerci. L'uomo è rimesso alle sue forze: occorre una adeguata visione del mondo lucida, disincantata e scevra tanto dei vaneggiamenti di un idealismo che consacra intere ciclicità storiche a poche idee quanto della tirannia del materialismo livellante differenze e specificità, sotto il segno dell'inferiore. Una visione oggettiva, insomma, che sappia intravedere, anche dietro le turbine che muovono il paesaggio planetario, l'impronta degli dei, secondo la lezione eraclitea.
     Giacché solo a livello simbolico e archetipico può darsi, peraltro, un incontro tra la molteplicità delle culture. Sotto il segno di una storia intesa come immanente epifania – escludente a priori la retromondista dualità tra sacro e profano sotto il segno di una trascendenza immediata, inscindibilmente legata ad una visione verticale e assiale dell'uomo e del suo ambiente – le culture molteplici cessano di divenire preda di quel sistema che strangola i popoli, secondo l'eccellente formula di Guillaume Faye, per sublimarsi in monadi qualitativamente differenti e necessarie nella propria specificità, salvaguardate da quel suum quique tribuere che si fa crisma di una realtà intesa in maniera organica e non analitica. La scommessa è decisiva: nei suoi domini, lo sguardo oggettivo diviene metastorico, simbolico, mitico e archetipico.
     Le ultime propaggini della storia annunciano figure di ordine metastorico: nel mostrarsi immediato di forze che non abbisognano più di giustificazioni politiche o filosofiche risiede il vantaggio che caratterizza il nostro esserci. Ci avviciniamo al mozzo immobile di una ruota che gira sempre più vorticosamente. In questo momento storico, una Neue Sachlichkeit può dimostrarsi quale ultima strategia all'altezza della situazione, laddove sia in grado di sintetizzare orizzontalità e verticalità, mito e logos, storia e metastoria. Proprio in questo riscatto essa può porsi quale obbiettivo essenziale, grave e destinale, per un Occidente che non voglia sacrificare il proprio avvenire alla materia o ad un'idea – sempre decisamente umana, troppo umana.