lunedì 15 ottobre 2012

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Nell'era dell'e-book ci sono editori che continuano a fare con coraggio il loro lavoro

di Luca Negri


Lo sappiamo, c’è la crisi. E ancor più in crisi è l’editoria: chiudono giornali, grandi marchi riducono il personale, i medi arrancano, i piccoli scompaiono. Però nel caos del settore librario, fra successi da centro commerciale e rifugio nell’e-book, appaiono ancora rispettabilissimi segnali di coraggio e resistenza.
Un nome da fare assolutamente è quello delle milanesi Edizioni Bietti, quantomeno per aver investito in una nuova collana editoriale battezzata “l’Archeometro”. Nome assai accattivante per i pochi che sanno cos’è appunto un archeometro: trattasi di strumento d’origine medioevale che servirebbe a “misurare il legame che ogni cosa mantiene con il principio”. Uno schema: al centro un “centro di gravità permanente” e intorno cerchi concentrici abitati da segni dello zodiaco, simboli alfabetici, elementi chimici, modi dell’essere. La ricerca di questo centro e la polemica contro l’ideologia progressista sono le cifre culturali della collana. Ma la soluzione, la scelta degli autori da editare, non è di matrice reazionaria. Anzi, il volume d’esordio è stato “Un’altra modernità”, firmato da Davide Bigalli. È un saggio che cerca e trova una corrente di pensiero alternativa a quella illuminista e progressista ma libera da nostalgie ancien régime. Ad esempio, forse ci siamo fidati troppo di Kant ed abbiamo trascurato Herder. E poi Novalis, Jacob Burckhardt, Chateaubriand hanno qualcosa di importante da insegnare. In aggiunta,  Bigalli rilegge René Guénon e Julius Evola liberandoli dalle incrostazioni di un certo tradizionalismo retorico.
Il secondo volume edito sotto l’insegna dell’Archeometro è “Carta da visita” di Ezra Pound, un testo del 1942 che mancava da troppo tempo in libreria, un saggio fondamentale per capire il personaggio, il pensatore e l’artista. Il quale lo scrisse appositamente in italiano, con tutto l’amore di cui era capace per la nostra lingua e la nostra millenaria cultura. Al di là dell’aspetto più noto del Pound “fascista” in lotta contro l’usura (inutile sottolinearne la bruciante attualità), c’è quello metafisico, nutrito di gnosi manichea, misticismo medioevale e confucianesimo. È l’opera in cui Pound afferma l’esistenza di due forze operanti nella storia: “una che divide, spezza e ammazza, l’altra che contempla l’unità del mistero”. Poi gioca col nome di Roma che al contrario diventa Amor e chiude poco cartesianamente con “Amo ergo sum”. E poi ci ricorda che “il pensiero è organico”. Un capolavoro.
L’Archeometro ha in cantiere altre chicche firmate da Gustav Meyrink, Guido Morselli, Mircea Eliade, Oswald Spengler e Ernst Jünger. Ripescaggi di un certo livello.
A Milano è nata un’altra iniziativa editoriale, per certi versi ancora più coraggiosa, in radicale controtendenza rispetto alla poca fantasia dei bookstore. Il nome è già un programma: Associazione Libri Perduti. Infatti, intende pubblicare “opere letterarie di autori italiani e stranieri mai edite nel nostro Paese o scomparse dal mercato”, beninteso a prezzo economico. Un catalogo che promette cose bizzarre, da appassionati, amatori, curiosi. Noi abbiamo particolarmente apprezzato il ripescaggio di Joséphin Péladan, uno dei personaggi più interessanti dell’ambiente culturale francese a cavallo tra Ottocento e Novecento (se ne occupò anche Mario Praz). I denigratori lo consideravano un “Platone da strada”, lui era convinto di essere la reincarnazione di un antico re babilonese, scrisse parecchi romanzi sulla “decadenza latina” e qualche trattato di magia. Fondò anche l’Ordine della Rosa-Croce Cattolica del Tempio e del Graal. Malgrado, o grazie a queste stranezze, rappresenta il momento di passaggio fra Baudelaire e i grandi scrittori cattolici francesi che seguiranno: in primis Léon  Bloy e Georges Bernanos. Il libro perduto (l’unica edizione italiana risale al 1919) e ritrovato s’intitola “Dell’androgino”.
Un saggio immaginifico e misterico, ispirato da Platone e dalla cabala ebraica. L’androgino sarebbe il frutto dell’amore, l’unione degli opposti magnetici, dell’uomo e della donna. L’amore è così occasione di reintegrazione, può ricreare l’Adamo primordiale. Un libro più che romantico, dunque. Interessante in quest’epoca di confusione sessuale e relativismo transgender. Invece la prossima uscita dell’Associazione vira decisamente verso l’horror, ma di tipo archeologico. Si tratta de “Lo zombi del Gran Perù o la contessa di Cocagne”, il romanzo con la prima apparizione letteraria dello zombi, il morto vivente dei riti vodoo, scritto da Pierre-Corneille de Blessebois nel XVII secolo.
Rimane da aggiungere che sia la Bietti che l’Associazione Libri Perduti pubblicano e pubblicheranno testi inediti, di autori viventi, forse ancora da scoprire. Un motivo in più per far loro i migliori auguri di lunga vita.

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